Lo Psicologo dello Sport si potrebbe definire come uno psicologo dell’azione, che si pone come obiettivo la comprensione a 360° dell’uomo e del suo essere atleta, migliorando la sua consapevolezza corporea, emotiva e psicologica e incrementando le sue prestazioni atletiche.
Lo Psicologo dello Sport utilizza il Mental training, che è un efficace insieme di strategie utili ad aiutare l’atleta ad acquisire e a mettere in pratica le abilità psico-fisiologiche che servono a migliorare le proprie prestazioni in allenamento e in gara.
Le abilità di base, che vengono acquisite, sono principalmente: rilassamento fisico e mentale, la capacità di stabilire degli obiettivi a breve, a medio e a lungo termine, la visualizzazione, la gestione dell’energia psico-fisica per raggiungere lo stato di flow (livello ottimale di energia psichica associata ad un adeguato livello di stress positivo), la concentrazione e l’attenzione, la gestione dello stress e dall’ansia attraverso tecniche di meditazione e di ipnosi.
La capacità di visualizzazione degli obiettivi è fondamentale perché visualizzare non è solo “immaginare” ma andare oltre all’immagine che con l’aiuto della memoria siamo riusciti a mettere a fuoco, con tutte le sensazioni che accompagnano quella visione, fino al punto di farla percepire come reale.
La visualizzazione serve per attivare l’attività muscolare orientandola verso un obiettivo, verbalizzando le sensazioni anche quelle spiacevoli in un setting tranquillo come quello di uno studio psicologico e individuando gli stressor, gli stimoli ansiogeni mentali e cognitivi.
Molto spesso però gli stressor provengono non solo dall’ambiente esterno, ma anche dal mondo interno, dai condizionamenti mentali, dal dialogo interiore che non sempre è funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi. È importante comprendere, analizzare ed eventualmente modificare il proprio self talk, il quale è strettamente connesso alla fiducia in sé stessi, che a sua volta è la base per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo.
Il Self talk o dialogo interno è infatti quel meccanismo mentale che ci permette di parlare silenziosamente a noi stessi. I pensieri sono in grado di influenzare sia positivamente sia negativamente la prestazione.
I pensieri negativi sono quelli disfunzionali che non ci permettono di raggiungere i nostri obiettivi, in quanto interferiscono con la concentrazione e alterano lo stato dell’umore, come ad esempio: “Sono preoccupato perché quell’atleta è fortissimo, mi farò male come l’altra volta, manca poco tempo alla fine e non riuscirò a recuperare, proverò fatica e il solito dolore verso il traguardo finale, non posso deludere l’allenatore, il genitore, la squadra, anche stavolta potevo fare di più, mi sento deluso da me stesso…”.
È importante quindi fare molta attenzione alle parole che vengono dette anche a quelle all’interno della mente, perché hanno un effetto potente sul nostro cervello. Ad esempio, se diciamo la parola “ragno”, questo messaggio viene trasferito al tronco encefalico, una parte del nostro cervello rettile che contiene l’amigdala, che è la nostra centralina dall’allarme. L’amigdala si attiva per proteggerci da tutto ciò che possa minacciare la nostra sopravvivenza e inizia a mandare i segnali al sistema endocrino che riempirà il nostro corpo di ormoni e neurotrasmettitori, come la noradrenalina e il cortisolo (l’ormone dello stress) provocando: aumento del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa, aumento della frequenza respiratoria. Insomma, il corpo mette in atto comportamenti di paralisi, fuga o combattimento, a seconda del ricordo che la parola “ragno” evoca in noi in base alle nostre esperienze passate. Tutto questo succede in meno di 300 millisecondi.
Ma anche se avessimo detto “non ragno” la negazione prima non avrebbe impedito tutto questo processo, perché per negare un concetto il cervello deve prima recuperare l’immagine del ragno dalla memoria.
La stessa cosa, quindi, vale quando diciamo: non preoccuparti, non ci saranno difficoltà…
Ogni parola agendo sul cervello mette quindi in circolo tutta una serie di ormoni, che possono influenzare le nostre reazioni motorie e i nostri comportamenti.
Oltre il self talk è importante però anche riuscire a gestire i nostri pensieri negativi, tenendo conto del fatto che qualsiasi pensiero è irreale, non esiste, perché è solo un prodotto della nostra mente. In realtà esiste solo il qui e l’ora, passato e il futuro non esistono. Il ricordo di un evento passato non esiste perché è un pensiero di qualcosa che è stato, ma non c’è nel qui e nell’ora. Così come il preoccuparsi è un pensiero rivolto al futuro, mi occupo prima di qualcosa che non c’è nel qui e nell’ora e magari non ci sarà mai. Se questi pensieri non esistono non hanno neanche senso le emozioni che sono collegate a loro, come tristezza, malinconia, paura, ansia. Tramite la Mindfulness, meditazione consapevole, possiamo imparare a gestire i pensieri disturbanti e a lasciare andare le emozioni negative collegate.
Un altro metodo, a mio avviso ancora più efficace, per liberare la mente e le emozioni negative, è sicuramente l’Ipnosi sia prima della gara per gestire l’ansia da prestazione sia durante la gara per focalizzare l’attenzione unicamente sul proprio obiettivo, eliminando qualsiasi pensiero o emozione disturbante, diminuendo notevolmente il senso di fatica fisica ed essendo performante al 100% delle proprie capacità. È importante che l’atleta impari ad utilizzare l’autoipnosi che diventa per lui uno strumento utilissimo di cui si può servire in autonomia durate la gara nel momento del bisogno.
Per comprendere meglio questa tecnica vi invito a leggere il capitolo relativo al ruolo dell’Ipnologo.